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Il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944


Quando Roma finiva a via delle Cave e per il resto c’erano solo prati e campagna, con il tram della Stefer si raggiungeva un avamposto urbano che conservava una vita addirittura paesana, abitato da gente semplice ma dignitosamente operosa, in prevalenza piccoli commercianti, operai, muratori, artigiani.
La borgata del Quadraro era nel 1944 abiatta da circa 500 persone. Il 17 aprile di quell’anno fu una giornata indimenticabile, rappresentativa per il quartiere.
All’alba furono prelevate dalle forze di occupazione tedesche, accompagnate da esponenti del regime fascista, 1500 persone.
Di questi ben 947 furono coloro che subirono la deportazione in Germania ordinata da Keppler, il boia delle Fosse Ardeatine, che la chiamò Unternehemen Walfish (operazione balena).
Dopo il rastrellamento del Ghetto di Roma e delle Fosse Ardeatine quello del Quadraro fu per estensione quello più grande.

Gli abitanti del Quadraro furono trasferiti negli studi di Cinecittà per poi essere trasportati nel campo di concentramento e smistamento a Fossoli.
Dopo di che furono trasferiti in treno a Raitborg (allora in Germania orientale oggi Polonia) per essere venduti a grandi industriali tedeschi di varie fabbriche situate in varie località.
Furono giorni senza speranze, fatti di duro lavoro, di marce e spostamenti, di maltrattamenti e di malattie.
Le condizioni di vita all’interno dei campi di concentramento, descritte dai vari racconti dei sopravvissuti, furono umilianti e disumane, i ritmi e le condizioni di lavoro a cui furono costretti erano insostenibili per la maggior parte di loro, in molti morirono.

Tuttavia, il rientro dei sopravvissuti avvenne verso la fine dell’agosto del 1945.
La borgata pagò un ptrezzo altissimo ed è per questo che negli anni a venire da quell’accadimento così drammatico il Quadraro diede grande prova di umanità e la comunità del quartiere ancora oggi mantiene una forte identità comune.
Nell’aprile 2004, con la medaglia d’oro al merito civile, il Quadraro è stato decorato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.


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